mercoledì 8 ottobre 2008

I ponti sul fiume Topino

Nei giorni scorsi le associazioni ambientaliste hanno rilanciato la questione dei ponti sul fiume Topino direttamente collegati alla sicurezza e al rischio inondazioni.
Sul tema è intervenuto anche l'avvocato Stefania Filipponi, per conto del movimento Impegno Civile.
"La Regione attende le decisioni del Comune di Foligno per procedere all'abbattimento del Ponte di Porta Firenze - dice la Filipponi - ma gli amministratori locali prendono tempo inventandosi un processo partecipativo mai iniziato.
É vero: "è più importante salvaguardare le persone che un ponte" ma, prima di tutto, occorre avere la certezza che esiste realmente un rischio di esondazioni.
É dal 1999 che l'Autorità del Bacino del Tevere ha individuato, a rischio idraulico, il tratto del fiume Topino che attraversa i comuni di Foligno, Bevagna, Cannara; nel 2005 è stato quantificato in 8,7 milioni di euro il costo per la completa messa in sicurezza (primo lotto: gli invasi; secondo lotto: i ponti di Foligno). La protesta di Budino ha imposto di rivedere il progetto, per cui la vasca di laminazione dovrebbe essere effettuata sui terreni regionali nel Comune di Cannara.
Poiché i lavori per l'intervento di Budino erano già stati appaltati alla Tecnostrade, la Regione, con la delibera del 9 giugno, ha rivisto i conti quantificando in 8,7 milioni di euro il costo del solo primo lotto, e così se ne sono già andati, senza far nulla, 2,3 milioni.
Alla riunione del 28 marzo - aggiunge la Filipponi - tenutasi in Regione, al Comune di Foligno, rappresentato dal sindaco, dall'assessore Trenta e dal direttore generale, è stato chiesto la soluzione prescelta tra quelle prospettate dal Consorzio di Bonifica.
Il sindaco ha comunicato, in quella sede, ‘di aver avviato il processo informativo presso la cittadinanza relativamente alla scelta progettuale da seguire… ed al conseguente abbattimento del Ponte di Porta Firenze'.
Se esistesse veramente un rischio per la pubblica incolumità il Comune di Foligno avrebbe il preciso obbligo di individuare, con sollecitudine, l'intervento da effettuare sul proprio territorio per scongiurare catastrofiche esondazioni.
Per alcuni tecnici così non è: si tratta solo di un intervento finalizzato ad utilizzare soldi pubblici erogati; in primo luogo le vasche di laminazione vanno effettuate a monte e poi, dicono, sarebbe sufficiente tornare all'originario progetto dell'ingegner Antonio Rutili Gentili. L'attuale livello del fiume risale agli anni 1960/65, allorquando la necessità di derivare l'acqua per l'irrigazione impose di adeguare ed innalzare le preesistenti briglie.
Con la realizzazione dell'impianto di irrigazione a pioggia, le prese irrigue sono diventate inutili.
Ma questo, forse è troppo economico. In ogni caso, il paventato rischio - conclude la Filipponi - non può costituire un alibi per gettare alle ortiche partecipazione e trasparenza nella gestione della cosa pubblica.
Il sindaco deve effettuare la partecipazione annunciata in Regione, oltre 6 mesi fa; sembra invece che voglia ancora una volta attendere le decisioni altrui (magari di Regione e Consorzio di Bonifica) per poi dire ai cittadini che l'Amministrazione Comunale è ignara ed incolpevole, come già si è verificato per la vasca di Budino e per la variante sud.
Insomma si mette in scena, ancora una volta, la solita ‘democrazia simulata' con carattere falsamente partecipativo."
dal Corriere dell'Umbria Mercoledì 8 Ottobre 2008

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