sabato 23 giugno 2012

La Cantina Carapace a Bevagna dove nasce il sagrantino in botti grandi

In una bottiglia di vino ci sono l'uomo, la terra, il cielo; a Bevagna c'è anche l'arte. Quella di una scultura che, nata in una mano, è diventata una cantina. Una tartaruga che esce dal terreno, nella terra arsa del sagrantino, i filari che sembrano dipinti fra il Subasio che guarda e Foligno che si nasconde. Il Carapace pare salire su e poi d'improvviso infilarsi nella sua tanta dove le botti riposano in uno scrigno all'ombra celeste del guscio. Succede tutto in questo angolo di mondo della Tenuta Castelbuono.

Accade nell'ultima e più grande opera dello scultore Arnaldo Pomodoro. La griffe, inaugurata la scorsa settimana, dopo cinque anni di lavoro, apre così le porte al turismo del vino, una tappa fra arte, natura e qualità, come è nello stile dei Lunelli, famiglia trentina delle Cantine Ferrari. Questa, senza paura di smentita, è la prima scultura al mondo che è stata trasformata, in cantina.
L'ha, fortemente voluta Gino Lunelli in persona (uno dei più grandi del vino italiano) che l'ha affidata, ad un maestro dell'arte come Pomodoro."Lo sculture ha studiato la zona - racconta, oggi Alessandro Lunelli che si occupa dei rapporti col territorio - e ha pensato a lungo, maturando l'idea da concretizzare che maggiormente fosse in simbiosi con questa terra.

Ha pensato ad una tartaruga, lenta e allo stesso tempo solida, tenace, sicura, longeva. Era, la risposta migliore ad una scultura-cantina. E dal disegno, dal modellino per capirci, è nata questa cantina."Un'opera, d'arte presentata alla Triennale di Milano di recente, ma certo una volta legata alla natura, vista, nella realtà, l'effetto appare emozionante. E, come tutte le emozioni, non si raccontano ma si vivono. Il guscio sbuca con sorpresa sotto la strada che finisce di salire, è stato appena inaugurato ma, pare rimasto lì da secoli, con la terra spaccata dal sole dell'estate che entra.
Moderno con le sensazioni antiche il Carapace. "Le crepe assomigliano a quelle della terra - spiega ancora. Alessandro Lunelli - poi dentro si apre un mondo".
Già. Originale. Tutto disegnato nei minimi particolari dall'artista. In una vista unica, aperta, quasi da sala, relax, si trova il bancone per la degustazione. Una scala ad elica porta nella bottaia. Anche qui c'è un crocevia fra la tradizione e l'innovazione, il moderno che recupera, il passato, la, tecnologia che va, con i vecchi arnesi dei vignaioli in un equilibrio accattivante. La terza generazione dei Lunelli - i cugini Matteo, Marcello, Alessandro e Camilla - per presentarsi qui in Umbria ha voluto fare insomma, qualche cosa di unico.

"Si è così - argomenta ancora Alessandro perché cercavamo un territorio con caratteristiche originali. Dove si fa un vino inimitabile. Il sagrantino lo è. Può piacere, può anche non piacere, però di certo il sagrantino non passa mai inosservato."
E qui il sagrantino si fa con un altro spirito, quello di ricercarne la morbidezza per accompagnare la longevità. L'affinamento avviene in botti grandi e non in barrique. I tonneau danno un vino meno "pronto", i tannini spiccati del sagrantino forse hanno bisogno di più tempo per legarsi (di tempo ce ne vuole comunque per le caratteristiche del varietale), ma a bilanciare le durezze c'è la ricerca di una morbidezza che sa manifestarsi.

"E' questo - dice con orgoglio Alessandro Lunelli - il nostro obiettivo. Un sagrantino corretto e rispettoso della tradizione, di qualità. Abbiamo portato la nostra esperienza per tirame fuori un prodotto interessante e accattivante, che vada a ricercare anche le sensazioni di morbidezza. Ma la fortuna poi (indica la vigna), più che in cantina è qui."Le prime bottiglie in commercio sono arrivate nel 2003, nei due anrú precedenti le prime acquisizioni e il periodo di studio. Ai quindici ettari della, tenuta, se ne sono aggiunti altrettanti con attenzione alle barbatelle da impiantare. Uno studio affidato agli esperti di San Michele all'Adige."Sì, abbiamo donato quelle che gli esperti argomenta ancora Alessandro - reputavano le migliori. Questo in modo da ottenere una uniformità anche nella maturazione, quindi anche nel periodo di vendemmia, uguale per tutti i filari".Le attuali 100mila bottiglie prodotte dalla tenuta, presto saliranno. Anche perché al Sagrantino e al Rosso di Montefalco (la percentuale di sagrantino nell'uvaggio è del 15 per cento, il resto sangiovese, cabernet e merlot) si aggiungeranno prossimamente il Sagrantino riserva e il passito. Torniamo dentro la cupola, nel tempio del dio Bacco ricoperto di rame. E al suo artefice, Arnaldo Pomodoro. "Mi ci sono voluti due giorni, dopo che avevo visto il posto, per puntare sul simbolo della longevità e della stabilità, un elemento di raccordo tra cielo e suolo". Due giorni per un capolavoro senza tempo.

da l Corriere dell’Umbria di venerdì 22 giugno

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