venerdì 28 gennaio 2011

Li presero ovunque: Storie di deportati umbri nelle pagine di Olga Lucchi

É in libreria l'ultima ricerca di Olga Lucchi sui deportati umbri nei lager nazisti ("Li presero ovunque. Storie di deportati umbri"Milano, Mimesis). La ricerca della segretaria Aned Umbria (Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti) riguarda gli umbri arrestati sia in regione che nelle città di emigrazione. Alcuni minatori di Nocera Umbra e Fossato, emigrati a Esch sur Alzette (Lussemburgo) furono deportati già nel 1942, dopo l'annessione del Granducato al Reich, mentre il 3 febbraio 1944 (la stessa data del rastrellamento sulla montagna folignate) toccò ai minatori di Guado Tadino, Gubbio e Spoleto che facevano parte della comunità italiana di Audun le Tiche (Lorena). Furono presi quasi tutti in fondo alla miniera, chiamati dal direttore uno ad uno perché non s'insospettissero e non potessero ribellarsi. Gli agenti della Gestapo li fecero salire sul camion già pronto all'ingresso, posto in modo che chi passava non potesse vedere cosa succedeva; in pochi tornarono alla fine della guerra dal Lager di Natzweiler.
Il capitolo riguardante la deportazione di umbri emigrati in Francia e Lussemburgo, oltre a mettere in evidenza l'impegno politico che costò alla maggior parte di loro la morte in lager, disegna anche un quadro inedito dell'emigrazione umbra: la nostalgia di casa, i profumi e i sapori della cucina umbra, la definizione di una comunità umbra coesa, stretta da amicizia e solidarietà politica. Si erano trasferiti in Lorena anche i coniugi Pica di Nocera Umbra, e in Francia erano nate le loro tre figliole.
Furono parte attiva della resistenza francese e per questo pagarono un prezzo altissimo: il papà Attilio fu fucilato, la mamma Celeste fu deportata a Ravensbrück e le due figlie, Aurore e Yolande furono deportate ad Auschwitz dove Yolande morì. La ricerca narra di eroi per lo più sconosciuti, che pure dedicarono la loro vita alla lotta per la libertà. Nello Buono, di Spello, subì la condanna del Tribunale speciale, il carcere militare e infine la deportazione a Mauthausen e poi ad Auschwitz, per aver difeso a Torino i diritti degli operai. Giuseppe Battistini di Foligno, un avventuroso pilota che partecipò alla guerra di Spagna fu deportato a Neuengamme (Amburgo), un terribile lager del nord Europa. Un ampio capitolo è dedicato alla deportazione folignate, conseguente il grande rastrellamento del 3 febbraio; alcune novità arricchiscono la conoscenza di quell'avvenimento, evidenziando tra altre notizie, sia la consapevole e volontaria scelta partigiana dei giovani Bizzarri, Pizzoni e Santocchia, torturati nel carcere perugino secondo il racconto di don Pietro Arcangeli, sia la figura dell'avvocato Gabriele Crescimbeni, sia l'eroismo di Colombo Olivieri capace di ribellarsi al capò per salvare la vita del suo amico prete. Tra i partigiani c'è la figura di un'altra donna, Teresa Palaferri, intervistata di recente dall'autrice, un anno prima del suo decesso, avvenuto il 13 febbraio 2010. Su un totale di 152 deportati, 95 persero la vita in lager, una percentuale altissima, che supera la media nazionale; i deportati provenivano da gran parte dei comuni dell'Umbria, come anche da località sperdute della regione, da cui erano partiti come emigrati o militari, e dal capoluogo Perugia.

Alfredo Doni
Corriere dell'Umbria Venerdì 28 Gennaio 2011

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