Il capitolo riguardante la deportazione di umbri emigrati in Francia e Lussemburgo, oltre a mettere in evidenza l'impegno politico che costò alla maggior parte di loro la morte in lager, disegna anche un quadro inedito dell'emigrazione umbra: la nostalgia di casa, i profumi e i sapori della cucina umbra, la definizione di una comunità umbra coesa, stretta da amicizia e solidarietà politica. Si erano trasferiti in Lorena anche i coniugi Pica di Nocera Umbra, e in Francia erano nate le loro tre figliole.
Furono parte attiva della resistenza francese e per questo pagarono un prezzo altissimo: il papà Attilio fu fucilato, la mamma Celeste fu deportata a Ravensbrück e le due figlie, Aurore e Yolande furono deportate ad Auschwitz dove Yolande morì. La ricerca narra di eroi per lo più sconosciuti, che pure dedicarono la loro vita alla lotta per la libertà. Nello Buono, di Spello, subì la condanna del Tribunale speciale, il carcere militare e infine la deportazione a Mauthausen e poi ad Auschwitz, per aver difeso a Torino i diritti degli operai. Giuseppe Battistini di Foligno, un avventuroso pilota che partecipò alla guerra di Spagna fu deportato a Neuengamme (Amburgo), un terribile lager del nord Europa. Un ampio capitolo è dedicato alla deportazione folignate, conseguente il grande rastrellamento del 3 febbraio; alcune novità arricchiscono la conoscenza di quell'avvenimento, evidenziando tra altre notizie, sia la consapevole e volontaria scelta partigiana dei giovani Bizzarri, Pizzoni e Santocchia, torturati nel carcere perugino secondo il racconto di don Pietro Arcangeli, sia la figura dell'avvocato Gabriele Crescimbeni, sia l'eroismo di Colombo Olivieri capace di ribellarsi al capò per salvare la vita del suo amico prete. Tra i partigiani c'è la figura di un'altra donna, Teresa Palaferri, intervistata di recente dall'autrice, un anno prima del suo decesso, avvenuto il 13 febbraio 2010. Su un totale di 152 deportati, 95 persero la vita in lager, una percentuale altissima, che supera la media nazionale; i deportati provenivano da gran parte dei comuni dell'Umbria, come anche da località sperdute della regione, da cui erano partiti come emigrati o militari, e dal capoluogo Perugia.
Alfredo Doni
Corriere dell'Umbria Venerdì 28 Gennaio 2011
Nessun commento:
Posta un commento