giovedì 9 giugno 2011

Acqua pubblica acqua privata … il caso delle Sorgenti del Rio Fergia e l’acqua Rocchetta

[…]Tutti conoscono l'acqua Rocchetta e le sue proprietà, rinforzate da campagne pubblicitarie milionarie. Ma non tutti sanno che contro Rocchetta lotta da anni un comitato locale che difende una fonte come bene della comunità.Nella discussione sulla privatizzazione dell'acqua, anche se la questione non è contenuta in uno dei quesiti referendari, non si può non parlare della commercializzazione e l'imbottigliamento. Il caso di Gualdo Tadino è eclatante, perché affondale radici nel medioevo. Esiste infatti una sorgente a cavallo tra questo territorio - da cui sgorga il Rio Fergia - e quello di Nocera Umbra. Da millenni nella zona ci sono conflitti per accaparrarsi il bene primario. Giulio Cesare reclutava da quelle parti i mercenari perché abituati alla battaglia. Nocera è stata guelfa, Gualdo ghibellina. Anche Dante ricorda le guerre locali nell' 11 esimo canto del Paradiso. Nel 1480 arrivano ad un accordo: viene tracciato un confine e viene circoscritta un'area intorno alla fonte che resta in mano solo alla comunità, una vera e propria "zona franca". Oggi, quasi 600 anni dopo, è ancora così. E i frazionisti di Boschetto sono orgogliosi di proteggere il bene che gli avi hanno difeso con la vita. Al punto che, nel 1989, quando scoprono un progetto per un nuovo acquedotto, insorgono:
"Facevano i lavori al contrario racconta Sauro Vitali, dipendente Asl e storico presidente del comitato Rio Fergia - partivano da Nocera a costruire l'acquedotto per poi arrivare alla fonte e metterci davanti al fatto compiuto. Abbiamo subito fondato il comitato, ci siamo battuti contro l'amministrazione di Nocera, allora socialista, che intanto aveva affidato 7 miliardi di appalti per portare l'acqua verso Assisi. In quel momento, dato che il caso era scoppiato con Nocera, e i conflitti atavici non si sono mai risolti, il comune di Gualdo, col sindaco Pinacoli, di centrosinistra, ci appoggiava. Eravamo senza bandiere - spiega Vitali - tutti i cittadini erano coinvolti, rossi, neri, bianchi. Abbiamo occupato per 30 mesi la fonte dormendoci anche la notte, per non far proseguire i lavori. Poi una sera, avvertito in tempo che sarebbero arrivate le gru con la polizia, organizzai il trasferimento con le jeep di tutti i 700 abitanti fino alla fonte, su in alto. Alle 3.40 suonai le campane della Chiesa, che di solito don Francesco mi fa suonare per le cerimonie, e partimmo. Alle 5.30 della mattina arrivarono 130 poliziotti, sembrava andassero in guerra. Ma trovarono uomini, donne, anziani e invalidi ad aspettarli, inermi. Dopo 6 giorni di assedio, si ritirarono. E da lì nacque il nostro accordo con la Regione, primo e unico in Italia, dove è stabilito il quantitativo `perpetuo' di acqua prelevabile dalla sorgente (20 litri al secondo per l’approvvigionamento di Nocera e 8 per Gualdo) e la formazione di un comitato di controllo, del quale facciamo parte anche noi frazionisti di Boschetto."
Vitali ci tiene a spiegare che la loro battaglia non è per l'acqua "pubblica", ma per l'acqua "bene comune", perché
"anche la gestione pubblica dell'acqua può essere sbagliata, a seconda delle mani in cui capita."
Nel `97 i comuni vengono provati dal terremoto, di cui ancora oggi resta qualche segno. Nel `98 c'è qualche scaramuccia con l'amministrazione di centrodestra che vuole ampliare l'opera di presa dell'acqua, ma un'occupazione e un paio di mesi dopo il caso è chiuso.
"Poi un giorno di 8 anni fa il sindaco Pinacoli, lo stesso che ci aveva aiutato nell'accordo - racconta ancora Vitali - mi chiama e mi dice di avere intenzione di cedere 5 o 6 litri al secondo dalla nostra fonte a Rocchetta. A dirlo così sembra niente, ma significa 338 milioni di litri all'anno, che al prezzo stimato di 50 centesimi al litro, generano un profitto di oltre 170 milioni. Io in un attimo ho capito la battaglia che mi aspettava. A Rocchetta viene dato il permesso dalla Regione, amministrata dal centrosinistra, di fare ricerche in zona. Ci accorgiamo che sono arrivati da noi quando vediamo delle bolle nell'acqua a causa dei solventi usati per scavare i pozzi, dietro la collina. Rocehetta però non poteva avere concessioni, perché ne ha una a Gualdo, troppo vicina, dove è già stato stressato un fiume. Allora ha creato una società “fantasma”l'Idrea, a cui la Regione dà la concessione."
In effetti sia Rocchetta che Idrea fanno capo alla stessa società, la Industrias reunidas S.L. con sede a Madrid. Rocehetta ha un valore nominale di 2,6 milioni di euro, Idrea solo di 52 mila euro. Questa discrepanza, e la mancanza di un piano industriale adeguato di Idrea, fanno vincere al comitato Rio Fergia il primo di 5 ricorsi al Tar (tutti vinti nel 2008, anche contro la Regione) che hanno stabilito l'impossibilità dell'azienda di insistere sul territorio.
"Nel frattempo sono stato contattato dal vescovo di Assisi, dai vertici politici della Regione, e attraverso politici locali anche da Gianni Letta - conclude Vitali - perché questi interessi sono trasversali. Nel 2007 è successa la stessa cosa del 1993. Noi siamo stati costretti a dormire alla sorgente, è arrivata la polizia, ha tentato lo sgombero ma non ci sono riusciti. Ma sono rimasti aperti i 3 pozzi delle ricerche, e nessuno ha ripristinato la situazione."
Ê stato bocciato anche un ordine del giorno per la chiusura dei pozzi presentato dalla figlia di Vitali, consigliera di maggioranza in una giunta di centrodestra. Rocchetta, attraverso Idrea, rivendica naturalmente la concessione data dalla Regione, e ha portato la questione sul tavolo del Consiglio di Stato che nei prossimi giorni deciderà se ammettere o meno il ricorso. Sotto gli occhi vigili del comitato Rio Fergia, che non ha mai bevuto una bottiglia della famosa "acqua della salute".

Il Fatto Quotidiano
Giovedì 9 Giugno 2011

Nessun commento:

Posta un commento