Per ora è un autentico rompicapo. Spetterà a tecnici ed esperti dare una risposta scientificamente sostenibile, anche se l'affioramento della polla di acqua bollente in vocabolo Pantane, a Bevagna, a qualche centinaia di metri dal lago Aiso, sta già facendo parlare di sé.
Con risvolti addirittura di natura archeologica perché, guarda caso, a poca distanza è tornato alla luce un santuario con tanto di terme datato tra il secondo secolo avanti Cristo ed il quarto dopo Cristo.
Un sito che peraltro attende ancora di essere indagato approfonditamente. Ma andiamo con ordine. Tutto è nato in quanto in un terreno privato è stato visto fuoriuscire del vapore con un forte odore di zolfo.
Ad accorgersene sono stati i carabinieri, che hanno segnalato il fatto al Comune di Bevagna, il quale a sua volta ha richiesto l'intervento dei tecnici.
Un piccolo scavo ha fatto affiorare l'acqua bollente: alla prima misurazione raggiungeva gli 85-90 gradi centigradi.
Sul posto è intervenuto il geologo Mario Cerqueglini che ha svolto i primi accertamenti, poi è intervenuta l'Enel dato che nei pressi si trova un sostegno di cavi elettrici.
La società ha tuttavia escluso l'anomalia determinata dai propri conduttori in quanto, in genere, per problemi di questo tipo (comunque possibili) la distanza è più ridotta e per l'acqua non si superano mai i 50° di temperatura.
Con Cerqueglini hanno quindi effettuato un sopralluogo il professor Francesco Frondini, ordinario di geochimica all'Istituto di scienze della terra dell'Università di Perugia, l'ingegner Angelo Raffaele Di Dio dell'Area pianificazione territoriale della Regione Umbria e il dottor Roberto Checcucci che hanno svolto altre verifiche.
Una nuova misurazione ha rilevato che l'acqua aveva una temperatura di 27,5°: ben più di quella media di 10° che si riscontra nei pozzi e che è stata misurata in un pozzo poco distante.
Ciò ha indotto a considerare il fenomeno come localizzato, anche se il carattere solfureo e la puzza di materiale organico macerato hanno portato ad escludere che possa trattarsi di scarichi: temperature così alte non si verificano in queste circostanze.
L'anomalia resta dunque al momento inspiegabile e per fortuna che è circoscritta, altrimenti entrerebbero in ballo aspetti legati alla sismicità.
I tecnici hanno poi incontrato il vice sindaco di Bevagna Franco Palini per valutare le ulteriori indagini.
Sin qui il dato di fatto. Ma la vicenda, agli esperti di storia, fa tornare in mente ciò che dicono le carte antiche: in zona nel Seicento venivano segnalate polle di acqua sorgiva, che addirittura potrebbe arrivare nientemeno che dal Subasio.
E poi l'archeologia: a poca distanza uno scavo condotto sotto la direzione scientifica della Soprintendenza archeologica e della dottoressa Marisa Scarpignato, curato dalle archeologhe Maria Romana Picuti e Matelda Albanesi, ha fatto tornare alla luce un antico santuario romano con tanto di terme.
I Romani insomma avevano sacralizzato una zona in cui affiorava acqua calda dalle viscere della Terra.
Una testimonianza storica, peraltro tutta da studiare, che oggi potrebbe essere rilanciata dall'acqua calda che è tornata a farsi vedere e sentire.
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