Prima la balaustra metallica che costeggia il laghetto, tranciata di netto. Adesso quella dalla parte opposta del ponte: la recinzione lungo il fiume è stata tagliata e poi calpestata come a volersi liberare con rabbia di quei cavi metallici che fanno da protezione alle tante persone che ogni giorno sono solite frequentare il parco fluviale Hoffman, il polmone verde di Sportella Marini.
Ormai quasi tutta la recinzione del parco porta i segni dei vandali: sezionata in uno o più punti, ovunque.
Sono invece frutto dell’inciviltà le scritte sulle nuovissime panchine in metallo o in legno che si trovano nel parco: vi si leggono messaggi d’amore e nomi di donna, qualcuno vi ha disegnato cuoricini e fiorellini. Pazienza se l’area è stata inaugurata da appena pochi mesi e pazienza se quello che vi si trova dentro appartiene a tutta la collettività e come bene comune andrebbe da tutti tutelato.
Nessun rispetto, del resto, neppure per la struttura in acciaio e legno che sostiene il ponte, considerato un esempio di architettura a livello internazionale.
E per fortuna che l’area è stata interdetta ai veicoli a motore perchè fino a qualche settimana fa c’era persino che ne approfittava per trasformarla in una pista da motociclismo dove fare gare con scooter e motorini.
Tra i passanti c’è sconcerto. “Se questi ragazzi si annoiano, andassero a lavorare i campi” - commenta un signore indignato alla vista dei cavi tranciati. Quello che più amareggia è che il parco fluviale Hoffman si sta veramente trasformando in un piccolo gioiello della città grazie anche a una gestione attenta e piena di iniziative. Ogni sera c’è una proposta diversa: dalla festa mascherata di Ferragosto alle favole per bambini, alla musica: questa sera, per esempio, l’appuntamento è con il gruppo “Sei Ottavi”. Nel vuoto le parole del sindaco Manlio Marini che all’indomani del primo raid disse:
“Come Comune azioneremo i dovuti controlli, anche se sono convinto che il miglior controllo è il senso civico che ognuno di noi deve saper mettere in atto nel rapporto con le strutture di uso pubblico”.Come non dargli ragione
Catia Turrioni dal Corriere dell'Umbria
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