lunedì 2 febbraio 2009

La Merloni di Gaifana: qualcosa si muove

Ancora due settimane di fermo, ancora a casa perché le commesse non fioccano o i pezzi dai fornitori non arrivano. E’ il copione di una scena già vista alla Merloni di Gaifana che oggi resterà chiusa. E i seicento operai che attualmente lavorano nello stabilimento nocerino staranno a casa per circa due settimane in attesa che qualcosa si muova. In realtà la settimana scorsa qualcosa si è mosso: dalla commissione europea la buona notizia dello sblocco della linea credito da 68 milioni di euro.
Una notizia salutata con soddisfazione dai sindacati e dai rappresentanti dei lavoratori che, tuttavia, hanno messo subito in guardia sugli effetti immediati del credito concesso. “E’ evidente che si tratta di un’ottima notizia - sottolineano ancora - ma non risolve i problemi dell’azienda che ha subito bisogno di un piano industriale. Serve un rilancio e una promozione che le permetta di non fermarsi”.
E forse serve un imprenditore oculato che intenda rimettere le gambe a un progetto industriale a suo tempo importante. E’ per questo che i commissari stanno preparando quello che tecnicamente si chiama “bando d’interesse” e che brutalmente significa “messa in vendita” dell’azienda. All’interno del programma industriale che stanno predisponendo c’è infatti questa parte dedicata ad altre imprese interessate a mettere le mani su un’azienda che, comunque aveva anche creato un marchio proprio di elettrodomestici.
Dopo questa fase di gestione straordinaria infatti le opzioni sono due: o l’acquisto in blocco o per “spezzatino” dei vari siti produttivi o la chiusura definitiva del gruppo. La linea di credito concessa serve proprio a traghettare la Merloni verso questa seconda fase.
L’autorizzazione dell’aiuto di Stato è stato concepito dall’Unione europea come strumento che consentirà alla società di superare questo periodo di difficoltà senza indebite distorsioni della competizione, in modo da salvaguardare il suo importante ruolo nell’economia delle regioni interessate. L’indagine della Commissione ha confermato che la garanzia sui prestiti per 68 milioni di euro, calcolata sulla base di un preciso piano di liquidità, rappresenta in effetti “il minimo indispensabile per mantenere in attività il gruppo e dà il tempo necessario per elaborare un piano di ristrutturazione”.
Di fatto a quanto si sa, il settore delle cucine e delle bombole e serbatoi potrebbe ottenere nuovi ordinativi, mentre per le lavatrici e i frigoriferi la situazione è più difficile, vista la crisi generalizzata del bianco. E mentre si cerca in tutti i modi di salvare il salvabile la Cgil chiama in causa le istituzioni e chiede di dare vita a un accordo di programma per contrastare la grave crisi che ha investito tutto la zona dell’Appennino. “Oltre a procedere in questo senso per salvare la produzione della Merloni - dicono dalla Cgil - bisogna pensare subito a costruire un progetto per tutta l’area, investita dalla crisi dell’edilizia e della meccanica in generale”

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